Da dove nasce il nome "El Ganbaretol"?


Ha una storia che affonda nel passato...

El Ganbaretol è, infatti, il nome del folletto che secondo molte leggende vaga nei boschi di Vallada e non solo...

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El Ganbaretol, il folletto delle foreste

di Laura Simeoni

La Valle del Biois è la più bella del mondo. Lì c'è casa mia. Quando apro i balconi verdi nella piccola baita del bosco vedo le cime candide delle montagne. Tutto attorno ci sono delle rocce che diventano rosa di sera, quando il sole le illumina: sono le Dolomiti e la mia casetta bella sta proprio in mezzo: tra la cima più alta, la Marmolada, il Monte Civetta e le Pale di San Martino. Mi chiamo Ganbaretol e sono il folletto delle foreste. Ma so anche arrampicarmi sulle rocce chiare, scendere con le zattere lungo il fiume o saltellare di roccia in roccia lungo tutta la Valle, dal passo di San Pellegrino fino a Cencenighe.


Cercar di fermarmi non serve a nulla. sono testardo. L'unico modo per arginare la mia irrefrenabile voglia di scherzare è non badarmi per nulla. Come ha fatto quel tale Celentone con il mio pro-pro-pro zio. Era il 720 dopo cristo e quell'uomo, un buon soldato cristiano, stava scappando dai longobardi, cercando rifugio nelle nostre montagne. Arrivato a Vallada Agordina ne rimase incantato e decise di costruirci una chiesa. Ma non fu facile: il mio antenato gli diede filo da torcere facendogli sparire tutti gli attrezzi. Celentone non si perse d'animo, ignorò zio folletto e riuscì a completare la sua opera. Il risultato piace anche a me: una bella chiesetta dedicata a San Simon. Ha un campanile aguzzo e il tetto con le tegole di legno che noi montanari chiamiamo skandole.

Dentro ci sono dei dipinti bellissimi che ha fatto un pittore trevigiano amico di Tiziano, il Paris Bordone.

Non vado spesso in paese, a Canale d'Agordo o Falcade, perché gli uomini quando mi vedono mi prendono in giro: il mio bel vestitino di panno rosso è sempre stracciato e mi tocca rappezzarlo come posso. Ma non è colpa mia se devo saltellare giorno e notte da un abete all'altro, tra pini e larici del grande bosco per controllare che sia tutto in ordine. Gli aghi delle conifere mi rovinano la giacchetta e i pantaloni ma dall'alto riesco a vedere bene ogni cosa. Lo confesso: sono curioso e mi diverte osservare gli animali del bosco: corvi e scoiattoli, pettirossi e topolini, cervi e cerbiatti. Ma ciò che amo di più è seguire gli uomini che tagliano la legna o coltivano la terra. Qualche volta rubo loro la sega o la vanga, così per scherzare. Poi per farmi perdonare li aiuto a finire il lavoro. Dicono che sono bravissimo a seminare i campi perché ho pazienza e so scegliere i terreni migliori.